Il sondaggio ISPI-IPSOS analizza l’impatto della presidenza Trump 2.0 sull’Italia e la percezione degli Stati Uniti sulla scena internazionale.


A 100 giorni dal ritorno ufficiale di Trump alla Casa Bianca, gli effetti della sua presidenza sugli Stati Uniti e sul mondo sono già dirompenti. Una “presidenza imperiale” che nei suoi primi tre mesi ha adottato 139 ordini esecutivi (rispetto ai 42 di Biden e ai 33 del primo mandato Trump) testimonia di un attivismo su tutti i fronti: rapporti con la NATO e gli (ex?) alleati, guerra commerciale, aiuti allo sviluppo, Russia e Ucraina, Gaza; ma anche immigrazione, ridimensionamento della macchina statale, rapporti con le università. Il sondaggio ISPI realizzato da IPSOS nell’ambito dell’Osservatorio “ItaliaInsight – L'Italia nel mondo” intende tirare un bilancio di questi primi 100 giorni di presidenza Trump, visti dall’Italia. Com’è cambiata la percezione degli Stati Uniti nel nostro paese? Quali impatti avranno le scelte di Trump sull’Europa, e cosa dovrebbe fare l’Unione europea? E quale ruolo potrebbe o dovrebbe giocare l’Italia?

Il giudizio complessivo degli italiani sui primi 100 giorni di presidenza Trump è netto: quasi due su tre (66%) lo ritengono negativo, oltre quattro volte rispetto a chi (16%) lo ritiene positivo. Non solo: prevalgono in maniera netta i giudizi fortemente negativi rispetto a quelli negativi solo parzialmente. Il quadro è molto peggiorato rispetto a una domanda simile rivolta agli italiani lo scorso dicembre, dopo l’elezione di Trump ma prima della sua entrata in carica. In quel caso, il 38% degli italiani pensavano che la sua elezione fosse una cattiva notizia per l’UE e per il mondo, mentre il 24% di loro la riteneva una buona notizia. Malgrado anche in quel caso prevalessero le opinioni negative, dunque, un altro 38% di italiani esprimeva una posizione attendista che, in questo caso, si è consolidata in un giudizio fortemente negativo. È anche interessante notare come oggi questo giudizio in netta prevalenza negativo sia bipartisan: se a sinistra le opinioni negative superano l’85%, anche a destra si collocano sopra il 60%.

Uno dei motivi che certamente pesano sul giudizio generale dei primi tre mesi di presidenza Trump è il fatto che, secondo il 58% italiani, a causa del nuovo presidente gli Stati Uniti hanno perso credibilità nel mondo. Si tratta di una netta maggioranza, che svetta rispetto al 17% di chi ritiene non sia cambiato nulla e al 10% che invece pensa che grazie a Trump gli USA abbiano guadagnato in credibilità. Qui, tuttavia, le posizioni a seconda degli orientamenti politici di chi risponde si fanno marcatamente diverse: se a sinistra solo il 2% degli intervistati ritiene che gli Stati Uniti di Trump abbiano acquistato credibilità, questa quota sale al 27% (pur rimanendo minoritaria) tra gli intervistati che si dichiarano di destra.

Anche sul piano interno, le posizioni degli italiani sono di profonda critica nei confronti dell’amministrazione Trump. Oltre la metà di loro (54%) si dichiara dunque almeno abbastanza d’accordo con l’affermazione che gli Stati Uniti sotto la presidenza Trump non siano più una democrazia liberale, prevalendo nettamente rispetto al 21% che si dichiara in disaccordo. In questo caso è interessante notare un divario generazionale. Tra gli appartenenti alla generazione “Boomer”, ovvero chi ha oltre 60 anni di età, ben il 66% degli intervistati ritiene che gli USA abbiano perso le caratteristiche di democrazia liberale. Questa quota scende drasticamente nella “Gen Z” (chi ha meno di 28 anni di età), al 43%, con una quota di persone in disaccordo che sale dal 12% al 35%. Questo risultato sembra andare in una direzione simile a studi che rilevano un netto calo della fiducia nella democrazia e nelle istituzioni democratiche da parte delle generazioni giovani, che dunque sembrano meno preoccupate degli attacchi trumpiani al sistema di pesi e contrappesi tra poteri dello Stato.